Renzi e il volontariato obbligatorio

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Sarebbe bello se, tra tanti temi dibattuti in queste ore alla Leopolda, Renzi o chi per lui volesse dire finalmente qualche parola più chiara sul Servizio Civile. Sarebbe bello perché fin qui ne ha parlato in molti modi: sul programma si legge di un servizio europeo "su base volontaria", mentre ultimamente nei comizi Renzi ha detto che lo vorrebbe obbligatorio, a livello europeo. Però durante il dibattito su Sky ne ha parlato come di un sogno, e in effetti non sembra molto realizzabile nei tempi brevi, dal momento che nessun grande Paese in Europa prevede per i suoi cittadini un obbligo di questo tipo.

Qualche giorno fa, però, a chi gli domandava un parere sull'insegnamento dell'Inno di Mameli nelle scuole, Renzi ha affermato che "se vogliamo creare senso di appartenenza, identità e comunità non c'e' che una strada: il servizio civile obbligatorio. Magari solo per tre mesi. Ma obbligatorio, per donne e per uomini. Lì sì che si fa l'Italia''. Insomma, almeno in quel caso sembrava avere in mente una dimensione più nazionale che europea. A questo punto però forse si fa prima a domandarglielo direttamente: Renzi, che servizio vuoi? Lo vuoi obbligatorio o volontario? Lo vuoi italiano (subito) o europeo (molto dopo)? E da dove le prenderemmo le risorse? Perché a occhio forzare tutti i maggiorenni a tre o sei mesi di lavori socialmente utili sarebbe un impegno mica da ridere. Può darsi che in tempi medio-lunghi si riveli un risparmio, ma qualche spesa strutturale sarebbe necessaria.

Diamo per scontato alcune cose (che in realtà scontate non sono): probabilmente gli studenti universitari potrebbero chiedere il rinvio, come ai vecchi tempi della naja. Poi, una volta laureati, invece di gettarsi immediatamente nel mercato del lavoro (che si spera non resterà sempre così asfittico) dovranno aspettare una cartolina per qualche mese, e perdere qualche altro mese senza riuscire a portare a casa (quale casa?) qualche soldo. È lecito immaginare che gli stipendi sarebbero molto bassi (come ai vecchi tempi del servizio sostitutivo della naja), sotto il livello dell'autosufficienza. Probabilmente Renzi non prevede di dover fornire un alloggio a tutti, e quindi in sostanza la cosa si traduce in una tassa per le famiglie, a cui toccherebbe mantenere i figli per i tre o sei mesi necessari. A questo si potrebbe obiettare che tanto succede già così, i figli stanno in casa fino ai trent'anni, tre o sei mesi non fanno nessuna differenza. Sì: diciamo che non costituiscono nessun passo avanti verso l'autosufficienza.

In questi giorni ne ho discusso con qualche ex obiettore (continua sull'unita.it, H1t#153).

In questi giorni ne ho discusso con qualche ex obiettore, che ricordava con piacere il proprio servizio civile (anch’io ho nostalgia del mio), come un’esperienza formativa che in certi casi è stato il primo nucleo di una competenza professionale. Tutto bellissimo, ma non stiamo parlando di quel servizio civile lì.
Stiamo parlando di una leva obbligatoria, di tre o sei mesi, che i giovani subirebbero passivamente, perché obbligati. E quindi, se vogliamo immaginare qualcosa di paragonabile, dobbiamo pensare allo scarsissimo entusiasmo con cui i nostri coetanei partivano per la naja – ecco, magari il servizio obbligatorio risulterà più utile e interessante che passare due mesi di addestramento e dieci a grattarsi in caserma – però non pensate nemmeno per un istante che masse di neodiplomati o neolaureati lo andranno a fare con entusiasmo. Lo dice la parola: obbligatorio.
Chi fino al 2004 sceglieva di lavorare in ospedale o in casa di cura, piuttosto di finire in caserma, aveva una motivazione, che si traduceva (non sempre) in impegno personale. Non è il caso dei futuri “volontari obbligati”, a cui non si chiede nessuna motivazione, e non si minaccia nemmeno lo spauracchio della caserma. Alcuni di loro magari scopriranno che sono portati per il socio-assistenziale, il para-medico, l’associazionismo ecc. La maggior parte no: saranno una massa de-qualificata che verrà destinata a svolgere mansioni che nessun altro farebbe quasi gratis. Si creeranno competenze? Può darsi, ma non è detto che siano assorbite da quello stesso mercato in cui saranno immessi centinaia di migliaia di ragazzi ogni tre o sei mesi. Manodopera pochissimo qualificata, ma magari qualche casa di cura, qualche associazione, deciderà di avvalersene e di assumere un professionista in meno.
A trarne immediato beneficio saranno le associazioni convenzionate con lo Stato, che rinverdiranno i fasti degli anni Novanta, quando potevano contare sul lavoro (sottopagatissimo) degli obiettori di coscienza. E in effetti per ora l’unico effetto misurabile delle parole di Renzi è stata l’entusiastica adesione del mondo del volontariato, che il Servizio Civile Obbligatorio lo chiede da anni a ogni interlocutore politico. Qui magari ci sarebbe da discutere sul senso di un “volontariato” che reclama il suo diritto ad arrivare dove lo Stato non riesce (secondo il tanto sbandierato principio della sussidiarietà), e che per farlo chiede allo Stato di assumere tutti i diciottenni o i neolaureati per tre o sei mesi, a spese nostre. Ma questa discussione toccherebbe forse ai sostenitori di Renzi che si considerano ancora liberali.  http://leonardo.blogspot.com
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Votate Renzi girerete l'Europa lavorerete gratis

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Ha detto Obbligatorio!

Sommerso tra centinaia di altre cose uscite fuori nel dibattito (un bel dibattito), che a quest'ora sono già state sviscerate e analizzate, c'è un riferimento di Renzi al Servizio Civile Obbligatorio. Non so se qualcun altro l'avrà notato e ne parlerà, allora ci provo io.

Il Servizio Civile Obbligatorio, potrei dire da qui in poi SCO, ma vorrei che si sentisse bene la parola Obbligatorio, è un'idea incredibile, nel senso originale della parola: non ci si crede. Ogni volta che Renzi la tira fuori - non è la prima e non è la seconda - qualche suo estimatore viene a lamentarsi dicendo che abbiamo capito male, Renzi non può veramente aver detto che vuole un Servizio Civile Obbligatorio. Ragazzi non so che farci; è vero che all'inizio nel programma non c'era scritto (se è per questo non c'è scritto nemmeno adesso: io qui all'articolo 2 comma b5 continuo a leggere "su base volontaria"), però da qualche tempo in qua lui sta dicendo "obbligatorio". Anche stasera ha proprio detto "obbligatorio"; nessuno glielo chiedeva, lo ha proprio voluto dire lui, "obbligatorio". Il che se ci pensate è curioso, perché a prima vista non è una parola tirata fuori a un dibattito che ti faccia conquistare dei voti, "obbligatorio". Si tratta di passare sei o più mesi da qualche parte a fare lavori socialmente utili (espressione ormai sinistramente associata a sentenze di condanna), per un salario largamente inferiore a quello che fisserebbe il mercato. E si tratta di farlo perché sei obbligato dallo Stato. Da cui una serie di considerazioni:

1. Ma sul serio ne stiamo a discutere?

2. Ma Renzi fa così con altri punti del suo programma - cioè li cambia in corso d'opera e non se ne accorge nessuno? Non sarebbe il caso di vigilare?

3. I liberali che sostengono Renzi non hanno proprio niente niente da obiettare?

4. La dimensione europea. Sarebbero sei mesi in giro per l'Europa, il che la potrebbe rendere la proposta un po' più appetibile per un sacco di gente che in Europa vorrebbe andarci - anche se forse pensano più a lavare i piatti in un ristorante di Soho che all'infermeria di un consultorio nella profonda provincia ungherese. Qualcosa del genere esiste già, da un sacco di tempo (l'ho fatto pure io, nel secolo scorso), si chiama "Servizio Volontario Europeo". Secondo il programma di Renzi è una "proposta avanzata da Daniel Cohn-Bendit e da Ulrich Beck" - sì, ma obbligatorio o (come diceva il programma) "su base volontaria"?  Sospetto la seconda: come fai a rendere una cosa del genere obbligatoria in tutta l'Unione Europea? Ma anche solo in tre o quattro Paesi, dai - come fai? Mi sembra una proposta fortemente utopica, salvo che di solito le utopie promettono pace uguaglianza fraternità - questa per ora è un'utopia che promette solo tanto lavoro obbligatorio. In effetti Renzi stasera ha detto che lo sogna per suo figlio - ecco, d'accordo, Renzi, mandaci  prima il tuo, e vediamo come va.

5. Quand'è esattamente che Renzi ha smesso di dire "su base volontaria"? E perché ha smesso? Che interesse può avere a parlare di una cosa irrealizzabile, ma anche intuitivamente poco appetibile per i giovani, come un Servizio Civile Obbligatorio? Non si sa. Io ho trovato per la prima volta la parola (Obbligatorio) in un pezzo di Riccardo Bonacina, storico direttore di Vita, punto di riferimento di un'ampia area del cosiddetto Terzo Settore o Non profit (c'è CL? C'è anche un po' di mondo CL, ma sarebbe riduttivo e fuorviante parlare solo di CL). Si trattava né più né meno che dell'endorsement di Bonacina a Renzi, non è una mia interpretazione, è proprio il titolo del pezzo.
Mi ha destato una certa sorpresa ed emozione sentire che tra qualità di Milano Renzi ha messo al primo posto il suo essere capitale del volontariato e dell’economia sociale, da cui l’affermazione “Non possiamo non ripartire che da quello che i cittadini mettono in campo senza oneri per lo Stato. La loro capacità donativa, associativa, l’autorganizzarsi per rispondere ai bisogni loro e degli altri. Dobbiamo almeno non intralciare questo, dobbiamo favorirlo. per esempio stabilizzando il 5 per mille rendendolo un quadro certo ed efficiente. Dobbiamo puntare a un servizio civile europeo e obbligatorio che sia una vera leva civica che aiuti il nascere degli Stati Uniti d’Europa”. A chi iera sera (avendo Renzi citato VITA e salutato) e stamattina mi ha chiesto se il mio era un endorsment per Renzi, ho risposto (e rispondo qui) che è vero piuttosto il contrario, che è Renzi ad aver fatto endorsement (già nell’incontro in redazione e alla Leopolda un anno fa) con i temi che più ci stanno a cuore.
In Italia facciamo ancora fatica a parlare di lobbying, sembra sempre che si tratti di un'attività demoniaca, quando invece è una cosa normalissima che si svolge alla luce del sole: basta aver voglia di rivolgere un'occhiata. Insomma Renzi con le Onlus è un po' che ci parla, e ha individuato i due temi che "più stanno a cuore" di queste associazioni: il cinque per mille e il lavoro gratis, pardon, il servizio civile europeo e obbligatorio. Che fatto in Europa sarebbe bellissimo, ma nell'attesa di convincere 18enni finlandesi e slovacchi a farsi sei mesi in un'ambulanza a Comacchio, forse potrebbe partire su base nazionale? Non si sa, non lo dicono.

A questo punto forse vale la pena di fare un passo indietro. C'era, tanto tempo fa, il Servizio Militare Obbligatorio (maschile). Chi non lo voleva fare andava in galera - la prima obiezione di coscienza consisteva in questo (i primi a praticarlo, nel secondo dopoguerra, furono testimoni di Geova e protestanti). Negli anni Settanta fu istituito un servizio civile, che però durava il doppio: due anni di vita in luogo di uno (errata corrige: venti mesi). Questa forma di discriminazione fu dichiarata illegale nel 1989 da una sentenza della Corte Costituzionale, che portò il Servizio Civile a 12 mesi; da lì in poi l'obiezione di coscienza divenne rapidamente un fenomeno di massa, che forse contribuì a scardinare l'istituto dell'esercito di leva. Ma prima che entrambi i servizi fossero chiusi (1/1/2005), centinaia di migliaia di giovani si ritrovarono a lavorare, per dodici mesi e poi solo dieci mesi, in Onlus socio-assistenziali di vario tipo. Che di conseguenza esplosero. Si conquistarono bacini di utenza ai quali prima non immaginavano nemmeno di poter accedere. Fu un momento esaltante, quello a cavallo tra Novanta e Duemila, in cui il Forum del Terzo Settore dettava condizioni a Prodi o D'Alema. È lecito pensare che i dirigenti di molte Onlus l'abbiano vissuto con un'euforia un po' eccessiva, senza accorgersi che una parte non piccola della loro potenza di fuoco si basava sul lavoro di migliaia di ragazzi pagati (una miseria) dallo Stato. Gente che era lì, il più delle volte, perché non voleva andare a militare. Più che legittimo: darsi da fare su un'ambulanza civile non è necessariamente più vile che sparacchiare su un poligono di tiro. Però il boom del volontariato a metà anni Novanta poteva durare soltanto se si continuava a mettere i ragazzini di fronte alla scelta secca: esercito o onlus? Quando fu smantellato il primo - non so se per convenienza elettorale o semplicemente perché non aveva più senso - entrarono in crisi anche i secondi. Riuscirono a comunque a spuntare un cinque per mille, ma non era la stessa cosa.

Questo forse può spiegare la cocente nostalgia di Bonacina & co. per i bei tempi del servizio civile di massa. Bei tempi che potrebbero tornare, se solo qualche politico riuscisse a infilare una proposta del genere in un programma... ecco, Renzi ci ha provato. Non è proprio la stessa cosa, sul programma c'era scritto "su base volontaria", però... ragazzi non so che farci; stasera Renzi lo ha proprio detto: "Obbligatorio".

6. Ci crede davvero Renzi? Secondo me non ci crede davvero. Un conto è promettere una cosa a una lobby, un conto è mettersi a riflettere anche solo per mezz'ora sulla sua fattibilità. Dove le trovi le risorse per mantenere sei mesi tutti, tutti i giovani e le giovani italiane? Sono gli stessi che in questi giorni magari patiscono freddo perché qualche comune sta già tagliando per il riscaldamento delle scuole. Dove li trovi i soldi? A ogni buon conto si potrà sempre dire che è una proposta che va portata a Strasburgo e au revoir. Insomma l'unica notizia è che a Renzi i voti del Terzo Settore interessano. Gli interessano tanto da infilare in un dibattito tv la mortifera espressione "Servizio Civile Obbligatorio". Chi era interessato a capire ha capito, gli altri probabilmente erano su twitter ad analizzare il colore della cravatta.


7. Un'ultima considerazione. Chi è stato il genio che ha vietato il voto ai sedicenni? Io vorrei sinceramente che alle primarie votassero tutti i sedicenni, se potessi li costringerei. Purché prima del voto fossero informati che c'è un candidato, Matteo Renzi, che qualora eletto si batterà con ogni sua forza per obbligarli a lavorare sei mesi praticamente gratis. Largo ai giovani.
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Io sono un colluso

Sarà l’effetto della sindrome di Stoccolma (o era Helsinki?), ma l’Ispettore mi sembra una brava persona. Non fuma neanche. Pensavo che mi avrebbe fumato in faccia.
Pensavo che sarebbero stati due, uno mi avrebbe menato e l’altro sarebbe sembrato una brava persona. Per ora c’è solo il secondo. Però magari adesso ne entra uno e mi mena a freddo, così. Non si può mai sapere. Devo stare attento.

“Ognibene Davide”
“Sì”.
“Lei magari ci tiene a sapere perché l’abbiamo fermata”.
“Penso di sì”.
“Ha delle idee?”
“Meglio di no, grazie”.
“Magari pensa che si tratti di un reato di opinione…”
“Nel dubbio, preferisco non avere opinioni”.
“…e ha torto, perché questo è un Paese libero. Non esistono più i reati di opinione”.
“Ah sì?”
“Aboliti. Non legge i giornali?”
“Ma pensavo…”
“Ognuno può avere le sue opinioni e manifestarle in pubblico. È contento?”
“Dovrei?”
“Dipende. È bella la libertà. Ma è anche una grande responsabilità, ci ha mai pensato? Se un giorno io grido in piazza “viva il milan”, non posso il giorno dopo festeggiare perché ha vinto l’inter. Devo essere coerente. È chiaro l’esempio?”
“Io tengo il Torino, ma ultimamente mi guardo bene dal…”
“Non le ho chiesto per che squadra tiene, le ho chiesto se ha capito l’esempio. L’ha capito?”
“Credo di sì”.
“Coerenza. Uno non può manifestare per la pace del mondo ed essere in combutta con dittatori e assassini. È d’accordo?”
“S-sì, sono d’accordo”.
“Ne sono lieto, perché in base alle ultime norme sulla Coerenza (D.L. 765432 del 42/13/03) chi manifesta per la pace ed è in combutta con dittatori assassini è passibile di una pena da uno a sei anni di carcere interinale. Ed è per questo che le chiedo, Ognibene Davide: lei ha mai manifestato per la pace nel mondo?”
“Ehm, ma il mio avvocato, si è poi fatto sentire?”
“Il suo avvocato si scusa di non poter venire, ma ha un impegno molto importante”.
“E quando si libera?”
“Dipende. Da uno a sei anni. Ma ora preoccupiamoci di lei, Ognibene. Ha mai espresso opinioni contro la guerra su Internet?”
“Io? Su internet?
“Sa che cos’è un blog?”
“Vagamente, devo aver letto qualcosa sui giornali. Gente che si fa i fatti suoi. Ma io, sa, queste mode…”
– Smash –

Mi arriva un manrovescio sulla mandibola destra, proprio dove avrei dovuto mettera a posto l’otturazione, la testa accenna a rotolarmi giù, il collo la ferma con un colpo di frusta. Per Amnesty è tortura, per la Croce Rossa è accettabile, per me è una brutta sorpresa.
“Cerchiamo di non prenderci in giro, d’accordo, Ognibene? Lei ha un blog, ci scrive tutti i santi giorni, e a me è da mesi che tocca leggerla. È il mio lavoro, perciò non mi diverto”.
“Mi dispiace”.
“Lei sul suo blog da un’immagine di sé abbastanza coerente”.
“Ah sì?”
“Un pacifista tutto d’un pezzo. Si riconosce in quest’immagine?”
“Il mio è un sito letterario, d’invenzioni narrative. Non mi sentivo tenuto a…”.
“Ma vaffanculo”. – Smash – Un altro manrovescio, la testa rotola dall’altra parte. “Noi sospettiamo che però, dietro quest’immagine paciosa, si nasconda un pericoloso Incoerente, colluso con dittatori assassini della peggior specie. Ora le farò qualche domanda, e le chiedo di rispondere con attenzione. Il suo futuro dipende da questo. Sono stato chiaro?”
Mi guarda con occhi verdi, tranquilli. Dev’essere proprio la sindrome di Oslo. Mi ha fatto saltare un’otturazione, eppure sento che è una brava persona. Dopotutto un dentista sarebbe stato molto più caro.
E poi uno che mi legge tutti i giorni non può essere fondamentalmente cattivo.

“Ha intenzione di collaborare?”
“Assolutamente”.
“Bravo. Attento ora…”
Da qualche parte sento partire un tic, tac, tic, tac, come in quei vecchi quiz in bianco e nero.
“Ha mai spacciato sostanze stupefacenti per conto del regime cubano?”
Tic, tac, tic, tac.
“Eh, cos’è? uno scherzo?”
“Risposta sbagliata”. – Smash – “Riprova”.
“Un momento. Contano anche gli alcolici?”
“Tu come la vedi?”
“Ron Varano 7 anni? Sono accusato di incoerenza per aver venduto del rum invecchiato 7 anni?”
“Se n’è tenuta una bottiglia? Quando uscira di qui ne avrà tredici”.
“Ma non lo vendevo mica per me! Ero il commesso del negozio!”
“Non era un commesso qualunque. Era un commesso di coscienza. Lo ha fatto come servizio civile!”
“Era commercio equo e solidale! Vendevamo manufatti e alimentari di cooperative del terzo mondo! Non mi rendevo conto che…”
“A Cuba le cooperative non esistono, idiota! È tutta roba di Stato. Invece di andare a servire la sua Patria in una missione di Pace, il signorino ha arricchito un dittatore assassino smerciando alcolici. E adesso si fa bello con la bandiera della pace. Vergogna! Cosa pensa di Che Guevara?”
“Devo essere sincero?”
“Sì”.
“Secondo me la gente che va ai cortei pacifisti con la maglietta di Che Guevara non è proprio brillante. Però…”
“Però?”
“Voglio dire, un conto è Castro, un conto è lui. È uno di quei trozchisti romantici che non si sporcano le mani col Terrore… lui arriva, fa la rivoluzione, ci riprova, lo fanno secco. In più era anche un bell’uomo. È normale che i ragazzini ne vadano matti”.
“E lei?”
“Mai sopportato”.
“Sicuro?”
“Era alto e bello, assomigliava al ragazzo della mia compagna di banco. Lo odiavo”.
Il particolare sembra colpirlo.
“Voglio crederle…”.
"Eppoi ho scoperto e lincato il diario di cuba, il blog più sinceramente anticastrista di tutti, l'ha letto?"
Apre un faldone di carte sulla scrivania. “…ma qui c’è un’altra cosa. Ha mai accettato dolciumi da un capo di Stato corrotto?”
"Eeh? Che cosa?"
Tic tac, tic tac.
(Continua, implacabile).
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